Una nuova esperienza di tè
Nella più raffinata tradizione Sir Winston Tea
Il tè e il benessere
Proprietà antiossidanti
Non esiste categoria di persone immuni dall’attacco dei radicali liberi. Possiamo, però, affermare che taluni sono particolarmente a rischio di stress ossidativi poiché essi sono esposti a fattori che aumentano la produzione di queste sostanze.
Secondo recenti studi, invecchiamento, stress psico-fisico, pratica intensa di attività fisica, esposizione frequente ai raggi UV, fumo (attivo o passivo) ed esposizione ad inquinanti ambientali favoriscono l’instaurarsi di una condizione di stress ossidativo.
L’adozione di uno stile di vita sano rappresenta, innanzitutto, il primo provvedimento utile a mantenere la formazione di sostanze ossidative all’interno di un range di fisiologica neutralizzazione. Si può, però, rafforzare le difese antiossidanti dell’organismo mediante integrazioni dietetiche e prodotti a base di piante officinali, di cui è noto il contenuto di sostanze come i polifenoli, i flavonoidi e gli anticianosidi, che riescono a prevenire l’eccessiva produzione di sostanze ossidative.
Queste integrazioni sono utili soprattutto nei momenti in cui l’organismo ne avverte particolare bisogno. L’utilizzo di antiossidanti di origine vegetale rappresenta una rilevante protezione e prevenzione per l’organismo. Sulla questione si è arrivati, quindi, ad una opinione comune e riconosciuta: il tè fa bene.
Le sostanze che si ricavano dall’infusione hanno numerosissimi effetti benefici per la salute. Le prove iniziano ed essere indiscutibili. Non che la notizia sia nuova, anzi. Però di recente si sono aggiunti risultati di nuove ricerche che hanno confermato molte delle evidenze emerse in passato: il tè verde è ricco di polifenoli, che svolgono un’azione antiossidante prevalentemente attraverso la produzione di enzimi antiossidanti. In Oriente i benefici che si hanno grazie all’utilizzo del tè sono così scontati che esso viene utilizzato addirittura nella medicina popolare. Da circa una decina d’anni, però, l'approccio alla materia è diventato rigoroso e gli studi sul tè vengono presentati sia in occidente che in oriente a ritmo incessante. Gli artefici di un ruolo così rilevante sono una classe di composti fenolici chiamati flavonoidi che rappresentano il 93 per cento del totale dei composti fenolici presenti nel tè. Il tè verde contiene flavonoidi più semplici, chiamati catechine; la fermentazione ossidativa a cui vengono sottoposte le foglie per ottenere il tè nero converte le catechine in flavonoidi più complessi denominati teflavine e tearubigine. Tutti i flavonoidi risultano essere solubili nell'acqua: quindi, quanto più lungo è il processo di infusione, tanto più alta è la concentrazione di flavonoidi che potremo trovare nella bevanda.
Il tè contiene flavonoidi, gli stessi presenti nella frutta e nella verdura; questi dispongono di una potente azione antiossidante e, quindi, supportano il nostro organismo nella battaglia contro i radicali liberi. Fino a poco tempo fa l'attività antiossidante era stata avvalorata unicamente da test somministrati su animali oppure effettuati in laboratorio su culture cellulari. Ad oggi, invece, studi recenti condotti su volontari umani testimoniano come le catechine del tè si rinvengono nel sangue subito dopo l'assunzione della bevanda. Il picco dell'attività antiossidante prendendo in considerazione i valori contenuti nel plasma, si raggiunge dopo 30-60 minuti per poi ridiscendere. I flavonoidi del tè nero attraversano integri la gran parte dell'apparato gastrointestinale e possono avere, quindi, effetti benefici lungo tutto il tragitto. I principali flavonoidi del tè verde (le catechine) invece, essendo molecole più piccole, vengono rapidamente assorbite dall'organismo dopo il consumo. Dati tali presupposti, quindi, poiché i flavonoidi del tè verde e del tè nero risulterebbero essere assorbiti e metabolizzati in momenti differenti durante il processo digestivo, potrebbero avere un range più ampio di effetti protettivi di quanto inizialmente ipotizzato.
In Russia viene utilizzato abitualmente tè nero, ma la preparazione di tale infuso avviene in una maniera molto particolare, seguendo le tradizioni nazionali. L'infusione è molto concentrata e viene successivamente diluita al momento del consumo durante la giornata. Anche in estremo oriente il tè viene preparato differentemente rispetto alle abitudini occidentali. Lì le foglie vengono lasciate molto a lungo in infusione nella tazza, che viene rabboccata con acqua calda via via che il tè viene consumato.
In entrambi i casi la concentrazione dei flavonoidi nella bevanda è superiore a quella normalmente riscontrata. Il lieve effetto stimolante dell’alcaloide contenuto nel tè (caffeina o teina – come si preferisce) può essere efficacemente sfruttato nei momenti di calo fisiologico quotidiano. La tolleranza alla caffeina è, tuttavia, del tutto personale: ci sono individui ai quali non dà alcun fastidio e possono assumerne in misura elevata senza sintomi sgradevoli mentre altri sono particolarmente sensibili alla sua azione eccitante. In quest'ultimo caso si può utilizzare il tè deteinato che, però, contiene una quantità inferiore di composti fenolici. Del tutto inutile risulta essere, invece, l’abitudine diffusa di limitare la durata di infusione del tè ritenendo che così si estragga meno caffeina dalle foglie; la quasi totalità della caffeina, infatti, viene trasmessa nell'acqua nei primi 30 secondi. Per estrarre i flavonoidi benefici, invece, ci vuole molto più tempo. Così facendo, quindi, si perdono tutti gli effetti positivi che una tazza fumante può donare.